ESG: acronimo e significato
ESG è l’acronimo di Environmental, Social and Governance, che tradotto in italiano significa Ambientale, Sociale e di Governance; sigle che si riferiscono ai tre principali pilastri utilizzati per misurare la portata di un investimento aziendale, dal punto di vista della sostenibilità.
Questi 3 fattori, rappresentano le parti imprescindibili di un delicato ingranaggio in cui, l’eventuale assenza o malfunzionamento dei componenti (anche di uno solo), potrebbe compromettere l’intera lavorazione.
Già conosciuto nei primi anni del 2000, è solo negli ultimi tempi che l’acronimo ESG inizia ad assumere un’accezione più tecnica, rilevabile e universalmente condivisa. Dapprima infatti, si considerava predominante l’aspetto Environmental, dando maggiore rilevanza alle conseguenze di tipo ambientale piuttosto che sociali o etiche.
ESG e l’Agenda 2030
Recentemente e in particolare dopo la definizione delle linee guida internazionali (presenti negli accordi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile), si è evidenziata la necessità di trovare soluzioni realmente sostenibili da parte di tutti i 193 paesi membri (tra cui rientra appunto l’Italia), con lo scopo finale di salvaguardare l’intero pianeta.
Nello specifico, si tratta di un accordo basato su 17 Obiettivi inseriti in un più ampio progetto di sviluppo (Sustainable Development Goals), legato alle varie tematiche ambientali, sociali ed economiche.
Un impegno per arginare ineguaglianze e povertà (esaltando il rispetto dei diritti umani), oltre che mitigare i sempre più frequenti e dannosi cambiamenti climatici. Un piano in cui il diritto ad un lavoro dignitoso, all’istruzione e alla salute, dovranno essere sempre più riconosciuti e diffusi.
ESG: i 3 pilastri
Primo pilastro: Ambiente
La prima colonna dell’ESG, riguarda l’effettivo impatto delle attività aziendali sull’ambiente, vale a dire tutti gli atteggiamenti, utilizzi e metodologie che possono influenzare (in positivo oppure in negativo) l’inquinamento circostante.
Dalla gestione dei rifiuti all’utilizzo delle risorse naturali, dal controllo consapevole delle sostanze inquinanti all’uso di energia rinnovabile, dal riciclo alle risorse idriche. Il tutto, legato alla promozione di pratiche che favoriscano la transizione verso un’economia più circolare e attenta.
Un’azienda che rispetta le linee guida dell’ESG, oltre a seguire le regolamentazioni presenti, deve far propri i concetti alla base dell’intero processo, con l’obiettivo di migliorarsi continuamente.
Secondo pilastro: Sociale
L’aspetto sociale dell’ESG riguarda la gestione di tutti gli individui coinvolti nell’organizzazione aziendale. Questo implica una serie di considerazioni legate alla comunità, come la promozione dell’inclusione e la gestione delle diversità, la sicurezza nei diversi contesti lavorativi, privacy e le relazioni con il personale.
Si pone l’accento sulla sicurezza e la cura delle persone coinvolte, compresa la tutela dei diritti umani e la valutazione dell’impatto sulle comunità locali nel breve e nel lungo termine. Una valutazione attenta, capace di contribuire al benessere delle persone coinvolte, incluse quelle esterne all’azienda.
Questo significa adottare un approccio olistico, che considera gli impatti sociali sia a livello locale che comunitario. Una forma di rispetto, oltre che di tutela, per tutte le persone che possono riscontrare delle conseguenze alle scelte aziendali.
Terzo pilastro: Governance
È probabilmente il pilastro meno conosciuto e più sottovalutato dell’ESG poiché, per molti anni, è stato erroneamente considerato poco impattante nel processo complessivo.
Il concetto di governance, è diretto alla corretta gestione dell’azienda. Si tratta di evidenziare, ad esempio, come avviene il controllo dei rischi, dell’etica e della trasparenza aziendale interna ed esterna, sempre nell’ottica della sostenibilità e degli obiettivi del 2030.
Conoscere come un’azienda viene amministrata, le sue strategie di tipo fiscale, la remunerazione dei dirigenti e l’eventuale presenza di corruzione, permette di avere un’idea abbastanza chiara su obiettivi e investimenti futuri, in una prospettiva di miglioramento.
Perché ESG
Fino a qualche anno fa, dal punto di vista della sostenibilità, le organizzazioni potevano scegliere in maniera indipendente il proprio impegno; le logiche e le metodologie utilizzare per la misurazione dei risultati, essendo soggettive e individuali, non consentivano un rilevamento statisticamente utile delle pratiche diffuse.
Oggi è diventato fondamentale comprendere ed attuare i principi di sostenibilità all’interno di qualsiasi tipo di azienda ma è altrettanto importante farlo in modo sistematico e controllato, per questo abbiamo deciso di intraprendere un nostro progetto ESG, per una nuova idea di crescita.
Con l’introduzione dei criteri ESG, si è riusciti ad adottare metodologie di misurazione oggettive e condivise, con standard qualitativi ben definiti, capaci di creare valore per tutti i soggetti coinvolti: dipendenti, clienti, fornitori e, non di meno, l’ambiente stesso (nel breve e nel lungo periodo).
Il profitto non può più essere considerato l’obiettivo primario delle strategie interne ma la conseguenza naturale di valide politiche ESG. Un approccio importante che trova le sue basi sul concetto delle 3P (Persone, Pianeta, Profitti) e che permette una reale responsabilizzazione aziendale.
Nell’idea delle 3P della sostenibilità infatti, già diffusa negli anni 90, i profitti vengono considerati come il frutto della corretta gestione delle risorse impiegate e del contesto in cui si opera. Un processo virtuoso, che consente di ponderare ogni scelta per il bene comune, trovando il giusto equilibrio tra responsabilità sociale, ambientale e vantaggio economico.
Scelte ed azioni condivise, diventate ormai indicatori importanti per identificare un’azienda, capaci di influenzarne reputazione e business. Una valutazione ormai senza sconti, figlia di una società sempre più esigente, che ha riconosciuto l’impellente necessità di azioni realmente sostenibili, condivise ed evidenti.